Recensione del libro “Il David in carrozza” di Marco Carminati
Questo è un libro catalogato giustamente come saggio, ma possiamo tranquillamente iscriverlo anche tra i romanzi di avventura, perchè raccontare l’epopea di un’opera darte che è arrivata a noi dopo aver percorso migliaia di chilometri magari in epoca romana, aver superato secoli invasioni, guerre e magari anche intemperie, è davvero paragonabile alla storia di un avventuriero.
L’obiettivo di Carminati è quello di raccontarci come siano state trasportate nei secoli le opere d’arte, aprendo la nostra mente verso verso un nuovo punto di vista: quando le ammiriamo non dovremmo solo pensare alle incredibili doti di chi l’ha realizzata, ma anche alle fatiche e le competenze che ce l’hanno resa fruibile.
Come fecero i romani a trasportare gli obelischi dall’Egitto alla Città Eterna? Come giunsero a Venezia i cavalli di San Marco sottratti all’ippodromo di Costantinopoli? In che modo furono organizzati i convogli che portarono in Francia i capolavori di pittura e scultura trafugati da Napoleone al nostro Paese, e come fece Canova a riportarli indietro?
Le risposte sono ne “Il David in carrozza”, e senza svelare troppo, basti dire che esistono e sono sempre esistite figure professionali che vivono della movimentazione dei capolavori. Senza dimenticare chi durante guerre o saccheggi ha rischiato la propria vita per tramandarle ai posteri. Ed ecco quindi che sapere come sono stati gestiti i Cavalli della Basilica di San Marco nel trasporto da Costantinopoli a Venezia e durante le Guerre Mondiali, ce li fanno vedere anche sotto un’altra luce.
Mentre si leggono storie di assalti di briganti, imballi più o meno ortodossi, problemi con le sospensioni ai carri che le trasportavano e l’umidità di qualche scantinato bombardato durante la guerra, viene un po’ il dubbio che le precauzioni utilizzate nei musei siano davvero eccessive, ma non è così. Tralasciando anche il problema del tempo di permanenza in un museo piuttosto che in un ricovero di fortuna, pensando attentamente agli sforzi profusi ed ai rischi corsi dai nostri antenati, sarebbe stupido rovinare una di queste opere solo per vederla da più vicino o per farle una foto col flash…
I nostri musei sono pieni di capolavori trasportati da un posto all’altro, e sebbene non sia argomento di questo libro, anche i meravigliosi affreschi della Villa di Livia sono stati “staccati” e trasportati altrove.
Un libro a metà strada tra storia dell’arte ed avventura che racconta l’incessante spostamento di capolavori da un punto all’altro della terra attraverso i secoli dalle navi romane agli aerei del giorno d’oggi. Non è semplicissimo trovare “Il David in carrozza”, ma se ne avete l’occasione, compratelo e leggetelo.