In quanti conoscono il Museo Soumaya di Città del Messico? Forse qualcuno ha visto, in qualche foto su Instagram ad esempio, la sua particolare architettura, ma in quanti sanno esattamente di cosa si tratta?
In un viaggio nel mio amato Messico, ci siamo concentrati qualche giorno sulla capitale di questo enorme e meraviglioso stato, andando a visitare, a detta dei nostri accompagnatori, anche posti meno turistici. O meglio, meno frequentati da turisti stranieri che solitamente nei pochi giorni che rimangono a Città del Messico, devono, o meno sentono il dovere, di concentrarsi sulle cose che solitamente vengono proposte. Tra questi c’era il Museo Soumaya.
Se potete, e vi piace andare per musei, il consiglio è quello di cercare di inserire all’interno della vostra permanenza a Citta del Messico, anche questa chicca. Da solo, questo museo, potrebbe valere una giornata vista la grandissima mole di opere che vi si trova all’interno. Tra l’altro, io vi parlerò del Museo Soumaya di Plaza Carso, ma esiste una seconda sede in Plaza Loreto e fa parte dello stesso ente anche la Casa Guillermo Trovar De Teresa.
Il Museo Sumaya a Plaza Carso
Prima di parlare di cosa è contenuto nel museo, bisogna fare una piccola introduzione. Colui il quale ha fatto costruire il Museo Soumaya, si chiama Carlos Slim Helú, è uno degli uomini più ricchi del mondo e possedeva l’intero terreno della zona in cui in insistono piazza Carso e il Museo.
Il Soumaya è stato creato per contenere parte della collezione privata di Carlos Slim, e prende il nome da Suomaya Domit de Slim, moglie scomparsa prematuramente del magnate, a cui è dedicato il museo stesso. Ma non solo. L’edificio si trova in Plaza Carso,la quale non è dedicata alla zona omonima che noi italiani ben consociamo, bensì si tratta di un acronimo: Car – So. Carlos e Soumaya. Quindi Carso è l’unione dei loro due nomi. Questo avviene perché buona parte dei terreni attorno al museo, come già detto, erano di proprietà di Carlos Slim.
L’Architettura del’edificio del museo
Il museo si snoda su cinque piani, non ha finestre se non un lucernario all’ultimo piano, e l’unica apertura è quella dell’ingresso. L’edificio ha una struttura asimmetrica, e già queste prime notazioni lo rendono particolare, ma in più si deve aggiungere il rivestimento incredibile.
Il museo è infatti rivestito da qualcosa come 16.000 esagoni in alluminio che non toccano terra, non si toccano tra loro, e sono agganciati allo stabile solamente in un punto, che lo spettatore non riesce a percepire, ricevendone così un effetto fluttuante molto particolare. Oltre ai notevoli giochi di luce che questi medesimi esagono rendono.
Opera di un architetto messicano, Fernando Romero, l’edificio è stato inaugurato nel 1994 e ha un totale di 22.000 metri quadrati di ambienti interni. Di questi, 16.000 sono adibiti, dal 2011, a museo.
La collezione del Museo Soumaya
Perché andare al Museo Soumaya? Bene, se non siete attirati già dalla sua architettura davvero particolare, possiamo parlare delle circa 60.000 opere che vi sono contenute. Cosa vi interessa? Pittura? C’è. Scultura? C’è, e si differenzia in vari tipi, tra statue in varie pietre, fusioni bronzee e lavorazioni spettacolari in avorio.
Ma non solo. Vi piacciono gli orologi d’epoca? O le monete? Bene, ci sono. Siete amanti di documenti d’epoca o di manufatti religiosi? Ci sono anche quelli.
Al Soumaya c’è praticamente di tutto, dall’arte europea a quella messicana, attraverso dieci secoli di storia. E dicendo tutto, intendo tutto, nel vero senso della parola. Vi piace Leonardo da Vinci o siete più legati a Tiziano? Beh, trovate qualcosa di entrambi. Preferite Picasso o Dalì, perché sono più moderni? Ci sono. Siete più amanti di Renoir o Monet? Ci sono anche loro, assieme a Rubens, Tintoretto, Chagall, e tanti altri ancora come Botticelli, Corot, Brughel, Courbet, Cezanne, Modigliani, ecc.
Parlando di scultura invece, conoscete Auguste Rodin? Bene, il Soumaya ha la più vasta collezione di Rodin fuori dal territorio francese. E c’è anche una piccola statuetta Renoir, tanto per dire.
Finisco di annoiare delle liste rimandandovi al catalogo del museo, citando però l’ennesima perla: avete mai visto un uovo Fabergè dal vivo? Il Soumaya ne ha uno, si chiama “L’aquila dello Zar”.
Il mosaico “Rio Juchitan”, di Diego Rivera
Chiaramente al Museo Soumaya, non possono mancare poi i grandi maestri messicani. Si trovano infatti opere di numerosi pittori locali tra cui i grandi muralisti Rivera, Orozco e Siqueiros. In particolare, c’è un’opera a mio avviso strepitosa di Diego Rivera di cui vale la pena parlare.
Non è un quadro, né un murales, bensì un mosaico, il cui nome è “Rio Juchitan”. In realtà è un doppio mosaico. La scena raffigurata, la vedete qui sotto, è quella di alcune persone intente a fare varie attività presso il fiume Juchitan, appunto. C’è chi fa il bagno, chi si rilassa, chi fa il bucato e chi, semplicemente, lo attraversa.
La genialità dell’opera, non sta tanto nelle tessere lucenti, piuttosto che nella scena raffigurata o nelle bellezza delle figure, ma sta appunto nell’idea di questo doppio mosaico che però raffigura la medesima scena, da due punti differenti.
Da un lato del muro in cui sono installati infatti, si vedono le differenti figure, alcune di fronte, altre di schiena, mentre aggirando il muro, la situazione cambia. Il punto del fiume è il medesimo, i soggetti anche, solo che chi prima ci dava il volto, ora ci mostra la schiena.
Infine, ultimo ma non ultimo, un piano è adibito ad oggetti in avorio, arrivati da Cina e Giappone, ed una zona del museo viene solitamente adibito a mostra temporanea. Particolare di non piccolo conto, anche se in questa circostanza non così determinante vista la mole di opere e stili da vedere, l’ingresso al museo è completamente gratuito. O almeno, lo era fino al 2019 anno in cui lo visitai.