Recensione del libro di Paco Ignacio Taibo II, “A quattro mani”.
Paco Ignacio Taibo II è uno dei miei scrittori preferiti, ed è innegabile che io abbia un debole per la letteratura centro e sud americana, che unisce metodi narrativi a temi leggermente differenti dal mainstream americano ed europeo. Fatta questa giusta premessa, voglio portare alla vostra attenzione “A quattro mani” un libro per l’appunto di Paco Ignacio Taibo II, facendone una sorta di recensione. Questo non è il mio volume preferito di Taibo, ma è sicuramente uno di quelli da non perdere se si ha la voglia e la pazienza di leggerlo.
La trama è tra l’assurdo e l’allucinante, ma anche drammaticamente realistica. Ma soprattutto appare inizialmente imperscrutabile fino all’assurdo, il che può scoraggiare alcuni lettori, ed ingolosirne altri.
Il titolo prende spunto dalle quattro mani di due giornalisti, Greg Simon e Julio Gordo Fernandez, americano il primo e messicano il secondo, che indagano su un’agenzia clandestina finanziata dalla CIA per destabilizzare governi e screditare personaggi non allineati col credo americano. Il nome del dipartimento è tutto un programma: “SD”, abbreviazione di “Shit Department”, con chiaro riferimento allo sterco che distribuisce a livello internazionale per i propri scopi.
Dentro a queste indagini finiscono così, in modo più o meno consapevoli, Stan Laurel (lo Stanlio di Stanlio ed Ollio per chi non lo sapesse), Pancho Villa, Houdini, Biancaneve e i sette nani, qualche anarchico spagnolo, qualche importante politico africano, un militare bulgaro, narcotrafficanti e perfino il nipote di Trotzkji, oltre ad ovviamente servizi segreti ed agenti governativi.
Il tutto diventa un misto assurdo ma credibile di realtà e finzione, che si insinua in un genere letterario che sta tra il romanzo d’avventura ed il giallo, perché al taglio poliziesco delle indagini dei giornalisti, si mischia quello storico dei racconti dei personaggi. Un romanzo assurdo che lo stesso Taibo descrive come quasi eccessivo, per via delle tante storie che racchiude, ammettendo che le idee ed il materiale usato, sarebbero bastati per un ciclo di libri, non solo per uno.
Ed infatti non è un libro per tutti. Non tutti possono reggere le continue storie che quasi sempre sembrano parallele e destinate a non incontrarsi, fino a quando in realtà poi si intrecciano e delineano sempre meglio la trama complessiva. Un trama che però si farà attendere per oltre metà libro confidando del fatto che almeno lo scrittore avrà avuto in mente un progetto, perché spesso al lettore verrà il dubbio che le storie non potranno incrociarsi. E invece alla fine lo faranno.
“A quattro mani” è stato pubblicato nel 1990 e nel 1991 si aggiudicò il Premio Internazionale Dashiel Hammett come miglior romanzo poliziesco in lingua spagnola, ed anche il Premio latinoamericano per romanzi polizieschi e di spionaggio. Nonostante abbia ormai parecchi anni è incredibile come, in epoca di “bufale” e “fake news”, questo libro risulti dannatamente attuale per il modo di manipolare qualunque evento non solo a parole, ma anche nei fatti, del “potere costituito”.
Con il medesimo principio, Taibo pubblicò pochi anni dopo “La bicicletta di Leonardo”, un romanzo in cui si incrociano le storie di uno scrittore messicano in crisi artistica, una giocatrice di basket americana, Leonardo da Vinci, un agente della CIA e non solo. Tra i due forse “La bicicletta di Leonardo” è più semplice da leggere ma ugualmente divertente ed allucinante, ma l’idea dello “Shit Department” è talmente illuminante che il consiglio è quello di ma iniziare con “A quattro mani”, per poi leggerli entrambi.
Se amate libri particolari, e sul medesimo stile de “La bicicletta di Leonardo” nonostante il tema sia completamente differente, potete cercare (se lo trovate) “La sesta isola” di Daniel Chavarria.