Recensione del libro “Alla ricerca dei Maya”, di Victor Von Hagen
Durante un trasloco, da uno scaffale è emerso questo libro (l’immagine che vedete sotto è di una edizione più recente) stampato nel 1980, che però risale al 1973 e la cui prima stampa italiana è datata 1975, e vista la coincidenza di un prossimo viaggio in Messico, e in particolare in Chapas e Yucatan, se ne è resa necessaria l’immediata lettura.
Citando e portando alla luce disegni, xilografie e carte inedite nel 1972 (ma alcuneprobabilmente ancora oggi) l’autore ci riporta al momento in cui nacque l’archeologia centroamericana.
Testimonianze dei siti nelle foreste del centro america erano già note ma non erano documentate in modo accettabile e spesso la memoria di esse veniva trasferita solamente in modo orale. In effetti, fino a metà dell’Ottocento dei Maya non si sapeva neppure il nome e la maggioranza degli studiosi pensava che l’america non avesse una civiltà autoctona originale, ma che gli indigeni fossero discendenti della tribù perduta d’Israele, degli scandinavi dei fenici o degli egiziani. I commenti alle notizie di edifici nella foresta, venivano bollate come fantasia, o al massimo come edifici israeliti decaduti.
Stephens e Catherwood, due pilastri della ricerca sui Maya
La (ri)scoperta dei Maya, degli splendidi monumenti e della loro raffinata cultura è dovuta al coraggio, all’intuito e all’abilità di due straordinari personaggi: l’avvocato newyorkese John Lloyd Stephens e l’architetto e disegnatore britannico Frederick Catherwood. E della loro storia si occupa questo libro, un racconto di avventure, privazioni, rischi ed incredibili scoperte.
Per una serie di casualità Chaterhood e Stephens decisero di organizzare una serie di viaggi che posero le basi all’archeologia precolombiana nel centro america, (ri)scoprendo nuovi siti e documentando in modo eccellente quelli già (ri)scoperti da altri viaggiatori. Questo libro è il giusto plauso a quelle imprese. E deve essere stata un’impresa a sua volta, visti i tantissimi anni impiegati dall’autore per completarlo.
I due avventurosi “archeologi” a metà del 1800 arrivarono a capire ed a scrivere nei loro appunti e libri, cose che ancora oggi sono accettate, e che solo molti anni dopo furono confermate da prove inoppugnabili e che allora parevano mere fantasie… arrivando a capire un popolo di cui non sapevano neppure il nome.
Così come la loro opera, anche quella di Victor Von Hagen supera la sua età, e pur tenendo conto di alcune scoperte recenti che cambiano a volte anche in modo importante le carte in tavola, questo libro è fruibile da chiunque e non può fare altro che appassionare.
Abbiamo avuto la fortuna di collegarlo ad un viaggio in quegli stessi siti, e l’accoppiata è stata davvero sublime. E’ un libro che ha senso leggere a prescindere, ancora di più se si è appassionati di archeologia preispanica, e/o se si sta progettando in viaggio in Messico o in quelle zone del centro america in cui prosperarono i Maya.