Non ricordo di avere mai avuto una grande passione per il gioco delle bocce, ci ho sicuramente giocato parecchie volte da bambino, poi più nulla fino a qualche partita in un villaggio vacanze, giusto per passare il tempo in compagnia tra un libro ed un bagno. Non che ci sia nulla di male nel gioco delle bocce, anzi, semplicemente mi appassionano maggiormente altri sport.
Eppure, uno dei ricordi più vecchi che ho di quando da bambino andavo al mare, è proprio legato al gioco delle bocce ed in particolare al campo da bocce e all’osservazione delle persone che vi giocavano.
Nel mio ricordo c’è un campo con le ringhiere azzurre, dovute ai colori dello stabilimento balneare che frequentavo, i cui colori dominanti erano il bianco e l’azzurro, e ricordo la terra battuta colore della sabbia. Fondamentalmente simile al campo ripreso nell’immagine qui sopra, con le differenze cromatiche appena dette e con la differenza della posizione: il campo era infatti circondato lungo un lato corto ed uno lungo dalle classiche cabine, poi aveva il proprio ingresso su uno dei due lati corti collegati al lastricato della zona centrale dello stabilimento, e nell’ultimo lato, uno di quelli lunghi, vi era subito la sabbia, con una zona in cui non vi erano né sdrai né ombrelloni. Solo sabbia.
Uno degli appuntamenti fissi dei miei pomeriggi di bambino era una sosta a fianco del campo. Una volta terminato di fare il bagno ancora un po’ infreddolito dall’acqua, mi cambiavo il costume e poi mi inginocchiavo a bordo del campo da bocce, in mezzo alla sabbia bollente, andando poi a ricoprirmi completamente le gambe fino all’anca con la sabbia.
Bocce, mare e serenità
Non ricordo l’esatta motivazione per cui facevo questa cosa, nè ricordo bene cosa mi divertisse o mi piacesse di questa situazione. Ricordo unicamente che lo facevo in solitudine, e che la cosa mi rendeva contento.
Il calore del sole e della sabbia, mi facevano compagni fino a quando non mi ero completamente scaldato e non ero stanco di guardare quelli che allora mi parevano persone anziane, e che forse non avevano più di 60/65 anni, giocare a bocce. Non penso fossero persone che conoscevo, anzi, quasi certamente erano sconosciuti. E non mi pare di ricordarmi che mi sia mai venuta tutta questa voglia di giocare, o forse, mi venne allora e poi mi andò via. Sicuramente però ci giocai, sia dentro uno di quei campi sia in mezzo alla sabbia, ma non mi appassionò mai come invece fecero altre attività.
Oggi non so perché, ma mi fa tenerezza e mi rilassa al contempo pensare a me, con un costume che la mia memoria mi dice essere azzurro (ma questo perché una delle mie foto di bambino appese in casa dei miei genitori mi immortala con quel costume), sereno come poche altre volte pensare a qualunque cosa mi venisse in mente, crogiolandomi al caldo e osservando i giocatori di bocce al Bagno Bruno (oggi Bagno Bruno/Spiaggia Vistamare) di Viserba, a Rimini.